MARMO VERDE ALPI

Cod. ghiaia 059

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marmo verde alpi
marmo
marmo verde alpi ghiaia
ghiaia

NOME PETROGRAFICO
Oficalcite


DESCRIZIONE TECNICO – ESTETICA
Marmo uniforme, di colore verde, più intenso in alcune zone e più chiaro in altre, con venature tendente al bianco. L’elevata lucidatura, che si può raggiungere grazie alla loro durezza, esalta il contrasto cromatico tra il verde del serpentino ed il bianco della calcite.


CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICA
Sono rocce magmatiche serpentinose a struttura brecciata che hanno subito processi di metamorfismo ovvero solidificazione dei magmi e ricementazione dei clasti di serpentino con deposizione chimica di calcite bianca da acque circolanti ricche in bicarbonato di calcio.


DESCRIZIONE PETROGRAFICA – MINERALOGICA
Si distinguono in basiche (con un contenuto di silice tra 45% e 52%) ed ultrabasiche come serpentini, oficalci, eclogiti (con un contenuto di silice inferiore al 45%).
Costituiscono un particolare esempio di oficalci i Verdi della Valle d’Aosta dal caratteristico color verde scuro con venature biancastre, tra cui Verde Aver, Verde Issorie, Verde Saint Denis e Verde Issogne.


NOTE STORICHE
Ai piedi del Colle delle Traversette verrà scavato quello che verrà consacrato come il primo traforo delle Alpi, il Buco di Viso. Voluto a fine 1400 dal Marchese di Saluzzo Ludovico II, proprio per implementare gli scambi con il vicino regno di Francia. Ancora, il Colle delle Scale in Valle Stretta da sempre utilizzato da contrabbandieri e pastori nel loro continuo peregrinare al di là e al di qua del confine, già nel Neolitico, ossia la bellezza di settemila anni fa, avvenivano scambi che collegavano le nostre valli con il centro della Germania. E che cosa si trasportava? Non abbiamo un quadro preciso in tal senso. Ciò che sappiamo, avendone trovato dei manufatti in loco è che all’epoca esisteva un mercato fiorente di pietre verdi che collegava queste zone così lontane tra loro. Si proprio lei la pietra verde sostanzialmente Serpentinite che ritroviamo nel bacino del Monviso. Ai piedi di questi, in Valle Lenta per la precisione (ramo laterale della più conosciuta Val Po), dopo oltre 10 anni di prospezioni ricercatori del CNRS di Francia, hanno scoperto i resti di cave dove, circa settemila anni fa, gli abitanti del luogo hanno iniziato l’attività estrattiva, spinti dalle richiesta di un mercato che si estendeva ben oltre le Alpi occidentali. A quanto pare la cosiddetta globalizzazione non è una caratteristica riconducibile solo al mondo contemporaneo se è vero che alcune di queste pietre, lavorate in asce, sono state trovate in Bretagna, Danimarca e Sicilia. I nostri antenati ne apprezzavano le caratteristiche di robustezza, ma ancor più il colore e la lucentezza. Una volta lucidata la pietra verde raggiunge una colorazione con riflessi tali che nella popolazione dell’epoca doveva destare non poca ammirazione. Non a caso questi oggetti furono, probabilmente, usati durante le cerimonie religiose da parte della teocrazia e dai guerrieri, come simbolo inequivocabile del loro prestigio. Queste asce erano considerate talmente preziose da far parte dell’arredo funerario che avrebbe accompagnato il defunto nel suo ultimo viaggio nell’aldilà. Diverse sono infatti i manufatti in pietra verde trovati in tumuli appartenenti a personaggi di spicco della società dell’epoca. Il pensare alle quote in cui veniva rinvenuta la materia prima è a dir poco strabiliante, siamo tra i 1500 e 2400 metri sul livello del mare.