Giallo Mori

Cod. ghiaia 043

in sfase di registrazione

Sasso Eterogenea di Pietramurata
sasso grezzo
Ghiaia Eterogenea di Pietramurata
ghiaia

Pavimentazioni disponibili
con questa ghiaia




NOME PETROGRAFICO
Microsparite Pellettifera

DESCRIZIONE TECNICO – ESTETICA
Calcare giallo, più o meno carico, con fiamme violacee o macchie grigiastre a struttura compatta

CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICA
Il Giallo Mori fa parte del gruppo delle Ooliti di San Vigilio (Lias-Dogger, 190 – 180 milioni di anni fa), una formazione geologica che affiora con una facies caratteristica nella zona ad est del Sarca. I giacimenti coltivati sono ubicati nella parte superiore della formazione del Calcare Oolitico di San Vigilio.
Nel Giurassico, l’arca del Monte Giovo, a cavallo tra i comuni di Brentonico e di Mori, coincideva con il margine occidentale di una piattaforma marina in condizioni di mare poco profondo e caldo.

DESCRIZIONE PETROGRAFICA – MINERALOGICA
Calcilutite a peloidi micritici torbidi con sparite limpida interstiziale e dolomite in romboedri idiomorfi. Plaghe interstiziali di idrossidi conferiscono alla roccia il tipico colore giallastro. In genere i fossili sono assai scarsi (si riconoscono resti di lamellibranchi pelagici e placche di crinoidi).


NOTE STORICHE
Con la denominazione Giallo Mori si ricomprendono varie qualità di questo calcare giallo. Questo litotipo lucidabile, con la sua caratterizzazione a fondo giallo vivo con piccole venule color ruggine, talvolta con fiammature violacee, conobbe la sua massima diffusione nel XVIII secolo con l’affermazione della scuola lapicida di Castione, in particolare con la produzione dei maestri Benedetti e Sartori, che detenevano i diritti delle cave. Le estrazioni castionesi con la vivacità e la varietà dei colori dei litotipi, ben si sposava alla monumentalità e spettacolarità della produzione scultorea barocca. La vasta produzione altaristica marmorea sei settecentesca seguita alla Controriforma, trova terreno fertile in Trentino
meridionale con la fabbrica di numerose chiese ammodernate o ricostruite, spesso ad intitolazione mariana. La ricercatezza dei litotipo locali favorisce la richiesta anche in ambito veneto e lombardo e, più tardi, anche mitteleuropeo.
Tra Mori e Pannone, si estraeva un giallo pallido negli strati superiori, giallo ambrato, aranciato in quelli inferiori nelle varie qualità “Giallo fiammato”, “Giallo antico”, “Giallo broccato”. Presso Castione, si estraeva il “Giallo del Monte Giovo”, righettato, in strati e in abbondanza sul versante meridionale del Monte Giovo. In località Vigne, sempre nelle cave di Castione si estraeva una qualità di giallo venato chiaro di tono ambrato meno intenso, denominato “Canarino” (E. Murari 1903, pp. 26,27). Una delle qualità più ricercate per la produzione barocca, come risulta rilevabile dai contratti di committenza degli altari, era il “Mischio di Valcaregna”, denominato anche “Macchia di Valcaregna”, “Marmo o macchia di Brentonico”, un calcare a fondo giallo oro con sfumature violacee, rossicce, rosate, grigio cerulee, di aspetto brecciforme e notevole effetto cromatico.